Il Napoli verso lo scudetto. Dopo oltre 30 anni sembra un sogno poter dire questo, assurdo pensare di ritrovarsi con un vantaggio così ampio. Diventa quasi un paradosso se si pensa a quanto accaduto questa estate, un ridimensionamento che si è rivelata poi una strategia e una linea da seguire ottima. Intervistato dal Corriere della Sera, Victor Osimhen ha parlato della magica stagione che sta vivendo con i suoi compagni, rivelando tutti i segreti che hanno portato a tutto ciò. Ecco quanto raccolto dalla nostra redazione.
“C’è ancora tanto tempo davanti, ma sì: voglio tutto, vogliamo tutto. Stiamo dando la nostra vita per raggiungere questo successo. Lo meritiamo, stiamo sacrificando ogni cosa per raggiungerlo. Ci siamo quasi, ma guai a distrarci adesso. La nostra mentalità è sempre la stessa, in Italia e in Europa: imporci e vincere. Ciascuno dà la carica all’altro, siamo pronti a dare una mano a chi è in difficoltà. C’è solidarietà, difficile spiegarla a chi non la vive. La convinzione di ognuno serve per la collettività. Quando ci credi, ti senti forte, e quando ti senti forte, vinci. Il mister è il cervello di questa squadra. Se diventassi allenatore, vorrei essere come lui”.
Quando abbiamo capito di poter vincere lo scudetto? “Prima ancora di vincere. C’è una foto che lo testimonia. Era estate e, dopo un allenamento abbastanza duro parlai con Anguissa. Gli dissi: Frank, la nostra squadra è forte, possiamo provare a vincere lo scudetto. Lui era scettico e io lo convincevo. Si avvicina Spalletti e ci chiede di cosa parliamo. Glielo dico, lui mi guarda e dice che se i miei compagni si convincono, come lo sono io, possiamo provarci. Così è nata la nostra storia fatta di leader, partite, allenamenti e di uomini che non si risparmiano”.
Kvaratskhelia? “Con lui c’è stata empatia dal primo momento. La nostra intesa nasce perché è fortissimo, ma anche un caro ragazzo. Siamo tutti un po’ leader. Poi c’è chi parla di più alla squadra e chi meno. Ma ognuno si assume la sua parte di responsabilità.