Paese che vai, stadio che trovi – Atleti Azzurri, il piacevole retrò rimodernato dal ‘Pitch View’

Al lettore. 
Nasce quest’anno, in esclusiva per tutti i lettori di MondoNapoli.it, una rubrica tanto insolita quanto innovativa, sviluppata per garantire e trasmettere le irripetibili emozioni che solo un luogo potrà concedervi: lo stadio.
Quante volte è capitato, a chi non ha la fortuna di seguire la propria squadra da vicino, di accendere la tv e, sintonizzandosi sul canale che trasmetterà la partita, vedere inquadrato lo stadio che la ospiterà e non conoscerlo? O reputarlo buffo? Affascinante? Curioso? Particolare?
La risposta preventiva a questi amletici dubbi o alla semplice curiosità che si insinua nella mente dell’appassionato la troverete in questa speciale rubrica, nata dall’idea di una Redazione che vuole riservare ai propri lettori ogni particolare, curiosità o notizia di prima necessità che possa soddisfare anche i fruitori più esigenti, garantendo sempre un’informazione sana e pulita, di piacevole lettura.
Vi racconterò, dunque, il giorno prima di ogni sfida del Napoli in trasferta, dell’impianto che ospiterà i nostri beniamini per 90 minuti o anche più.
Snocciolando informazioni tecniche avvolte da aneddoti e curiosità, attraverso una speciale galleria fotografica, vi sembrerà di scorgere in lontananza l’impianto e di avvicinarvici mano mano, assaporando l’ambiente, quasi mistico, trapunto di bandiere e colori, animato dai cori che si fanno via via più forti, più vivi.

A cura di Giuseppe Buro.

A Bergamo uno stadio piccolo che fa la voce grossa.
Parlare dell’Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo come di uno stadio lucidamente al passo con i tempi e gli stringenti requisiti imposti per legge, equivarrebbe a focalizzarsi su solo due dei quattro versanti di tribune che compongono il longevo impianto, dimenticandosi volontariamente di un’altra buona metà di stadio che invece versa in condizioni molto meno brillanti.

La suggestiva panoramica dell’Atleti Azzurri d’Italia fornitaci da Federico Roccio che, con questo scatto, ci mostra la prospettiva di cui si gode dal settore ospiti

Ma procediamo per gradi. 
Lo stadio che ospita le partite casalinghe di Atalanta ed Albinoleffe sorge sul terreno che dal 1902 al 1928 fu del famoso ippodromo della Società Ippotecnica Bergamasca, costituita da Carlo Pesenti e di Francesco Roncalli. Subito dopo la costruzione delle corsie deputate alle gare tra cavalli, fu ricavato nel centro della struttura ellittica un campo da calcio di 120 metri per 70, che ospitò il Football Club Bergamo.

Quella che oggi compone la struttura dell’Atleti Azzurri d’Italia, però, fu erta solo agli inizi del 1927, anno in cui il presidente dell’Atalanta Capoferri ebbe il permesso per demolire il vecchio ippodromo e costruire sul terreno dello stesso un campo da gioco regolamentare, circondato per i soli lati lunghi da due tribune, di cui una coperta e l’altra scoperta.
I gradoni che correvano lungo le fasce del terreno di gioco erano cospicuamente distanziati dallo stesso per via della presenza di una pista d’atletica a sei corsie regolarmente utilizzata fino al 1984, anno della definitiva eliminazione.

L’impressionante affluenza all’interno dello stadio negli anni ’70. Come si può notare, la struttura dell’impianto è rimasta quasi totalmente inalterata nel corso dei decenni

Le origini.
La struttura primordiale dell’impianto bergamasco contava una capienza pari a 12.000 posti in piedi nel 1928 ma, nel corso degli anni, tale numero fu destinato ad implementarsi continuamente.
Nel 1949, infatti, fu avviata la costruzione delle due curve (nord e sud) alle spalle dei lati corti del campo, in corrispondenza delle porte e poco dopo – nei primi anni ’60 – ci furono due ulteriori modifiche: la rimozione definitiva della pista d’atletica e l’ampliamento delle due tribune più antiche con l’aggiunta di strutture metalliche, tanto da raggiungere il picco massimo di presenze il 16 settembre 1984, in occasione di un Atalanta-Inter finito per 1-1 dinnanzi a 43.000 spettatori.

Veduta dall’alto dello stadio bergamasco che rende l’idea della pianta ellittica e della parziale copertura degli spalti, riservata solo alle due tribune principali

La nuova gioventù dell’Atleti Azzurri.

Come già anticipato in introduzione, l’impianto che ospita i match casalinghi dei neroazzurri si presenta un ibrido tra passato e futuro, esibendo nel presente più attuale una disposizione alquanto volubile di ‘incredibili pregi‘ e ‘deludentissimi difetti‘, relativamente ascrivibili alla spasmodica propensione all’innovazione e i tediosi vincoli burocratici in cui ci attanaglia il Bel Paese.
Ma spieghiamoci meglio: sul piano squisitamente strutturale l’Atleti Azzurri d’Italia è uno stadio ‘all’antica‘, cioè composto da un anello di spalti continuo a forma ellittica, dovuta dal fatto che precedentemente ospitava la famosa pista d’atletica, la quale come ormai saprete allontana lo spettatore dal terreno di gioco e ne ostacola la perfetta visuale.
Nonostante l’eliminazione della pista del 1960, la struttura dell’anello superiore continua a preservare la precedente conformazione mentre l’anello inferiore, quello che poggia sul livello del terreno di gioco, è composto da diverse ‘tribunette’ rettangolari che mal si conformano all’andamento circolare delle due curve ed ostacola ulteriormente la visuale.
Per essere schietti la critica movibile è la seguente: perché apporre delle strutture in metallo – e quindi amovibili- lungo il perimetro della curva mentre si potrebbero accostare alla linea del terreno di gioco e divenire estremamente più comode alle esigenze dei tifosi?

Immagine estremamente esplicativa prelevata direttamente dal sito del comune di Bergamo che mostra al lettore la piantina strutturale dello stadio. Come ben noterete, il disegno tecnico avvalora quanto detto nel testo: alla primordiale disposizione ellittica dei gradoni in cemento si sono aggiunte, nelle curve, diverse tribunette rettangolari in acciaio.

Il lato positivo di questo incredibile connubio di passato e futuro in un solo luogo è senz’altro la magnifica ristrutturazione delle tribune principali.
L’Atleti Azzurri d’Italia, insieme solo al San Siro, è  infatti l’unico stadio della nazione a vantare l’innovativa struttura del Pitch View.
In cosa consiste? In un piccolo palchetto di gradinate costruito tra la l’ultimo posto della tribuna principale e la linea orizzontale del campo.
La spettacolare innovazione si compone di una lunga fila di posti a sedere con poltrone, disposti su non più di quattro gradoni e coperti da eleganti tettoie trasparenti.
Il risultato è presto fatto: per i 400 fortunati che hanno acquistato  un biglietto – o sono stati invitati – per questo speciale settore, lo spettacolo della partita sarà goduto come se ci sedesse in panchina. Non è un caso, infatti, che le vere panchine delle due squadre sono state incorporate al ‘Pitch View’ e permetto quindi ai tifosi intorno di poter vedere quanto più vicino possibile i propri beniamini.

Immagini spettacolari dal terreno di gioco dell’Atleti Azzurri. E’ ben visibile la magnifica struttura del Pitch View, costruita per avvicinare i tifosi al campo e alle panchine su cui siedono i propri beniamini. La presenza di piccole e per nulla ingombranti balaustre rende maggiormente l’idea di vicinanza tra tifosi e terreno di gioco

Non si può parlare di una innovazione in senso assoluto dato l’ormai tradizionalissima conformazione degli stadi inglesi che già decenni fa adottavano queste soluzioni, ma è senz’altro un enorme merito quello che viene riconosciuto all’Atalanta per aver privatizzato nel 2017 lo stadio acquistandolo direttamente dal comune, riammodernato in molte zone e trasformato l’Atleti Azzurri d’Italia in un gioiellino di 21.300 posti a sedere più che competitivo nel panorama.

Ecco la magnifica prospettiva di cui godono i fortunati 400 che siedono in Pitch View

Di seguito la consueta galleria di immagini, stavolta arricchita dalle foto direttamente scattate e gentilmente concesse alla nostra Redazione da Federico Roccio, autore del bellissimo libro Il cacciatore di stadi‘, in cui racconta le emozioni vissute in oltre dieci anni di viaggi per il mondo e che, ad ora, gli hanno portato a visitare ben 546 stadi diversi.

 

 

 

 

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