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    CorSport: “C’è la fila in porta, che fatica scegliere! Le ultime su Meret”

    Ma verrà un momento, e accadrà tra un po’, in cui scegliere costerà fatica: sliding door, sotto a chi tocca, a chi mostrerà d’essere più in forma, ovviamente, e consegnerà garanzie ad Ancelotti, lasciandolo sentire tra mani (e braccia) sicure. E comincerà una sfida a tre, e succederà, vedrete, che richiederà astuzia, intelligenza, atletismo, fisicità, volendo tante altre cose assieme, e alla fine premierà: «Colui che para». E’ finita, almeno così pare, poi si ripartirà, si guarderà al futuro – e senza chiaramente ignorare il presente – si lancerà lo sguardo in quell’orizzonte ch’è di Alex Meret, ventuno anni appena e un destino da predestinato, nonostante la perfida spalla, l’infida pubalgia e, infine, quell’ulna spezzatasi al secondo allenamento, il primo giorno di Napoli, che in tre mesi ha scorticato l’anima e lasciato graffi nell’umore. Però è andata, siamo ormai prossimi ai controlli di routine, andrà verificato il consolidamento del callo osseo, per poi lanciarsi di nuovo, e stavolta sul serio, in una partita a tre che s’annuncia rassicurante, che mescola tre scuole di calcio e tre modelli di riferimento diverso, che scava tra culture e stili già emersi e questo talento da gustarsi.

    TOCCA A LUI. Meret è il gioiello dell’estate, quella «pazzia» da collezionisti di gioiellini costata venticinque milioni di euro per regalarsi un fenomeno annunciato: ma il destino, che fa corsa a sé, s’è tuffato di traverso, ha rotto l’incantesimo, ha tentato di spezzare un sogno, che Meret va riconquistando silenziosamente, dolorosamente, aspettano che arrivi l’ok del consulto dei medici e utile per ripresentarsi ad Ancelotti con la sua faccia da bravo ragazzo che potrebbe portare in panchina già a Udine.

    OSPINIK. L’ultimo che chiude la porta si chiama David Ospina, un colombiano che ha messo casa in Europa, prima a Nizza, poi all’Arsenal e infine al Napoli, la tentazione emersa proprio in chiusura del mercato, quando Meret s’è fatto male, e resa possibile da una serie di incastri con un prestito e opzione per il riscatto che diviene una possibilità. Ospina quello di mezzo, né troppo giovane (come Meret), né «vecchio» quanto Karnezis: è un concentrato d’esperienza internazionale tra Ligue one (189 presenze nei suoi sei anni al Nizza) e la Premier League (appena ventinove partite in campionato, avendo dinnanzi a sé o Szczesny o Cech: ma quando poi è arrivato Leno, e la panchina o la tribuna sono divenute insopportabili ossessioni, il panorama sul Golfo gli è spalancato dinnanzi e volarci dentro è stato niente.

    LA MALEDIZIONE. Liverpool-Napoli (ma ad agosto) è quell’incubo di mezz’estate dal quale Orestis Karnezis ha dovuto affrontare da kamikaze per scacciar la diffidenza: un’uscita un po’ così, in una amichevole assai così, l’ha trascinato nell’inferno del pregiudizio, affrontato con Ancelotti che gli ha lasciato le chiavi della porta del Napoli con la Lazio, poi con la Fiorentina e anche con il Parma, tre partite con nove punti, un solo gol subito e un post it per l’anno che verrà: c’è la fila, sull’uscio.

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