Il punto di partenza di Aurelio De Laurentiis non è quello delle società che non vogliono avere alcun tipo di contatto con l’ onnipresente patron della Lazio Claudio Lotito. Ma il punto di arrivo non è molto dissimile, almeno nel progetto.
Il nostro pallone ha toccato il suo punto più basso. Non trova? «Sì, ma non mi strappo i capelli…».
Commissariamento immediato, calcio sotto tutela per chissà quanto tempo. Nessuna amarezza? «Dico solo che in questa lunga giornata, qua a Fiumicino, abbiamo perso soltanto del tempo: il calcio va demolito e, poi, ricostruito daccapo».
Con gli stessi protagonisti? «Con idee e programmi, nuovi e realizzabili. Quando arrivi sul fondo, non puoi che ricominciare. Non c’ è alternativa».
Lei non sembra preoccupato… «Assolutamente no».
Come mai? «Quando, fra di noi in Lega, riusciamo a fare una riflessione di gruppo, capita di guardare ad altre realtà. Quella inglese ci piace».
A chi assegnerebbe l’ Oscar di giornata? «Ce ne sarebbero tanti in lizza. Ma andiamo avanti».
Teme un lungo commissariamento? «Non temo nulla. Facciano quello che devono o possono».
C’ è stato un momento in cui potevate ricucire gli strappi fra le varie posizioni in campo? «Da ricucire c’ è l’ intero movimento. Prima il Mondiale perso, ora questo spettacolo impensabile: se non cambiamo le cose adesso, addio».
Quanto tempo, secondo lei, servirà al calcio italiano per cancellare queste ferite, molto profonde? «Dobbiamo darci un lasso di tempo di due, tre anni. Ma soprattutto, ribadisco, ripartire da zero altrimenti mettiamo solo delle pezze e ci ricaschiamo di nuovo…».
Malagò, numero uno del Coni, vi aveva dato l’ avviso: sulle elezioni c’ è il rischio stallo meglio fare un passo indietro. «Il passo indietro, adesso, l’ abbiamo fatto tutti. A me non importa che non ci sia stata la fumata bianca per la presidenza federale. Importa che questa lezione ci serva da scossa: la seria A può andare avanti, e vivere, anche da sola».
Fonte: La Stampa