L’analisi della Gazzetta: “City-Napoli, idee comuni. Ma Pep…”

    Parola al maestro: «Invito i tifosi a venire allo stadio, vedranno una partita fantastica, due squadre con la stessa idea: pressing alto, conquista della palla, passaggi corti e dinamici davanti». Così Pep Guardiola ha parlato dopo il 7-2 allo Stoke, che ha evidenziato come forse mai prima d’ ora il livello di eccellenza raggiunto dal suo City. Guardiola e Sarri uguali e diversi, inseguono lo stesso ideale, quello di Michels, Cruijff, Sacchi, e da loro affinato secondo le necessità del calcio moderno. le origini A quell’ ideale Pep e Maurizio ci sono arrivati da strade differenti. Guardiola è sempre stato l’«eletto»: campione da giocatore, promosso dal Barça B alla prima squadra e subito Triplete, imponendo un calcio rivoluzionario. Che ha unito tecnica, velocità, tattica in un meccanismo calcistico come forse non si era mai visto. Sarri è arrivato in alto dal basso: anni tra le serie minori, esoneri, l’ incapacità di far accettare le sue idee. Poi la svolta di Empoli, l’ atteggiamento più disponibile ed estroverso nei confronti dei giocatori ed ecco che il trasferimento dei concetti è diventato efficace. Due strade diverse, non una più difficile dell’ altra: perché se è dura vincere qualcosa con la Sangiovannese, non è nemmeno semplice avere come unico obiettivo alzare la Champions e se arrivi in semifinale è un mezzo fallimento.

    MIGLIORARE IL SINGOLO Il tratto che li unisce è la maniacalità nel lavoro sul campo, l’ attenzione ai particolari, la capacità di migliorare i propri giocatori. Pep ha cominciato con Busquets, Pedro, Messi elevato al grado di divinità, Thiago, poi Lahm, Alaba, ora De Bruyne. A Sarri devono molto Saponara e gli empolesi, poi a Napoli Koulibaly, Ghoulam, Insigne, Higuain (mai stato così prolifico come con lui) fino ad arrivare all’ invenzione Mertens. Il risultato, per entrambi, è un calcio di automatismi, costruito sulla figura geometrica dei triangoli. Il primo principio è la costruzione dal basso. «Se non c’ è una sequenza di 15 passaggi, è impossibile la transizione tra difesa e attacco». Lo ha detto Guardiola, potrebbe averlo detto Sarri. City e Napoli usano il possesso palla – a uno o due tocchi – per squilibrare la squadra avversaria fino a trovare lo spazio in cui affondare. Il Napoli lo fa principalmente, se non esclusivamente, a sinistra. Ghoulam, Hamsik e Insigne si alternano tra centro e fascia, usando anche Jorginho come perno arretrato e Mertens come sponda davanti (e se il belga arretra, uno tra Hamsik e Insigne si butta dentro): lo sfogo può essere sull’ esterno per il cross, in verticale per l’ inserimento, in cambio gioco per Callejon. Persa palla, scatta l’ immediato pressing. È la «regola dei sei secondi» teorizzata da Pep, entro i quali deve arrivare il recupero palla.

    CITY GUARDIOLESCO Ecco, il fatto di citare i princìpi di Pep significa che il City parte in leggero vantaggio (anche se il Napoli è l’ unica squadra a punteggio pieno in Europa). Soprattutto questo City che negli ultimi mesi sembra aver assimilato le idee del tecnico catalano. La squadra è sbocciata, dopo una stagione in cui è sempre sembrata troppo «inglese» (tutti avanti, poche connessioni). Con Fernandinho «stopper di centrocampo» hanno cominciato a funzionare da mezze ali De Bruyne, salito vertiginosamente di livello grazie all’ innata capacità di servire i compagni sempre con i tempi perfetti, e David Silva: spesso vicini per triangolare a inizio-azione o inventare a ridosso dell’ area avversaria. Interni se ci sono spazi, oppure larghi per trovarne, con l’ aiuto dei terzini, spesso più stretti verso il centro del campo ma pronti a sganciarsi. Così, a differenza del Napoli, il City può colpire da entrambe le fasce, con triangolazioni che portano sul fondo e servono il «rimorchio». Infatti Silva è l’ uomo con più assist (6) ma De Bruyne quello con più occasioni create (26). Nel Napoli invece Insigne riassume i due primati (4 assist e 23 occasioni create): dovrà faticare per star dietro a Walker ma potrebbe approfittare dello spazio alle spalle del terzino. Gabriel Jesus aggiunge l’ abilità nell’ inserimento verticale tra i centrali avversari. Ma anche Mertens, in questo, non scherza. E forse i centrali inglesi sono meno impermeabili dei napoletani.

    IN AREA In comune, Napoli e City hanno anche la magistrale occupazione dell’ area: uno attacca il primo palo, uno il secondo, e un terzo arriva a coprire sul dischetto. Circa l’ 85% delle reti vengono segnate all’ interno dei 16 metri, nel loro caso anche di più: il Napoli è a 23 su 26, il City – che a volte arriva ad allineare davanti 5 uomini – 25 su 29. Sì, ci sarà da divertirsi.

    Fonte: Gazzetta dello Sport

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