Il “Mario Argento” e i “Rom”: storia di una risorsa divenuta un pericolo per la cittadinanza

    Se ne è interessato oggi il Mattino sul proprio portale web, ma è una realtà con la quale gli abitanti di Fuorigrotta devono fare i conti tutti giorni: “Una nuova comunità di Zingari – riporta il quotidiano campano – dopo aver occupato gli spazi interni e pericolanti dell’ex palazzetto dello sport Mario Argento commette la maggior parte dei furti in zona”. Notizie del genere non possono e non devono lasciare indifferente l’opinione pubblica. Vale sempre la pena, al contrario, risalire alle cause, comprendere il fenomeno e farsene un’idea propria: fa parte del nostro dovere di cittadino ed è l’unico modo per potersi dire davvero amanti delle propria città e delle proprie radici. Ma procediamo con ordine.

    Chi è sotto la soglia degli “anta” difficilmente ricorderà o avrà sentito parlare del Mario Argento. Di proprietà del comune di Napoli, la struttura fu edificata nel’63, in occasione dei Giochi del mediterraneo. Al suo interno sono state disputate gare di boxe, della Coppa delle Coppe di pallacanestro (1970), ma anche match di tennis tra fuoriclasse di calibro mondiale come il nostro Adriano Panatta, lo svedese Borg e lo statunitense McEnroe. Pensare al concerto di Antonello Venditti nel ’90, poi, da un’idea di quanto questo palazzetto fosse diventato una risorsa preziosa per gli abitanti del posto, gli stessi che ora ne maledicono l’abbandono e tutte le disastrose conseguenze che ne derivano.

    L’interrogativo sorge a questo punto spontaneo: ma come è possibile che si sia giunti alla situazione attuale? Burocrazia e mancanza di fondi, disinteresse delle alte sfere politiche e degli investitori privati. Un cocktail letale, che ha trasformato una delle realtà più significative del territorio in una fonte quotidiana di disagio, contrasti e polemiche. La chiusura dell’impianto avvenne nel ’98, per renderla adeguata alle norme sismiche vigenti. Quei cancelli, chiusi ormai 19 anni fa, non sono stati mai più riaperti. I primi lavori, nel 2000, furono interrotti da una nuova normativa in materia, che avrebbe vanificato ogni spesa e reso ogni sforzo inutile. Il terremoto del 2002 ha mutato ancora una volta gli standard di sicurezza, mentre nel 2005 i cantieri furono definitivamente abbandonati per l’eccessivo costo che avrebbe comportato l’intera operazione.

    Un argomento scottante, più volte insabbiato e dimenticato. Tra le molteplici opinioni, interpretazioni e reazioni che si possono avere in merito la conclusione non può che essere una: bisogna intervenire e porre fine ad una situazione che è in standby ormai da troppo e bisogna farlo al più presto.

    Articolo precedenteMario Rui, Grassi e Sepe: l’agente delinea il loro futuro
    Articolo successivoNeto a Napoli? Di Marzio non smentisce: “La Juve ha necessità di metterlo sul mercato”