Gabbiadini, nuova vita Saints e Napoli alle spalle: “Nemmeno io mi aspettavo questo inizio ma l’esperienza azzurra non è un fallimento. Sarri? La sua politica rende infelice chi gioca poco, è un grande ma le cose vanno dette in faccia…”

Per Manolo Gabbiadini è cominciata una nuova vita in Premier League. L’attaccante bergamasco che sta conquistando i Saints a suon di goal sembra un lontano parente del ragazzone che in azzurro veniva impiegato col contagocce e non riusciva a imporsi in maniera decisiva nell’attacco di Sarri. Torna a parlare del suo passato l’ex Napoli e Sampdoria, in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport in cui racconta del suo impatto col calcio inglese e si toglie qualche sassolino dalla scarpa sull’esperienza vissuta all’Ombra del Vesuvio. Eccone un estratto:

“Tutto bellissimo, ma piedi per terra! Il calcio è strano, mentre si vola alti si rischia di scendere giù in picchiata improvvisamente… Ma sinceramente nemmeno io mi aspettavo un inizio del genere. Goal annullato a Wembley? Un peccato, poteva essere tripletta ma soprattutto il goal del pareggio”.

Avvio boom in Inghilterra? “Mi è parso subito chiaro che qui sono meno rigidi, mi hanno buttato nella mischia dopo soli 3 allenamenti. In Italia c’è invece molta prudenza… L’allenatore Claude Puel? Con lui grande impatto, mi ha chiesto di giocare da centravanti puro e di puntare sempre il primo palo. Il gol dell’1-2, quello sul cross di Ward-Prowse, è figlio di questa logica. Con lui cerco di comunicare un po’ in italiano, in inglese e in francese. Me la cavo ma devo migliorare nella lingua infatti prenderò lezioni private. Riusciamo a capirci ed è questa la cosa più importante”.

La maggiore differenza tattica rispetto al calcio italiano? “Da attaccante posso dire che in Italia si tende alla marcatura ad uomo. Qui invece si difende a zona e in linea. Napoli? La mia esperienza napoletana va divisa in due momenti. Nei primi 6 mesi con Benitez le cose sono andate bene, c’era un gruppo unitissimo. Benitez fece una scelta coraggiosa perché decise di applicare il turnover in maniera scientifica. C’era più spazio per tutti giocando ogni tre giorni, ma con l’arrivo di Sarri le cose sono cambiate…“.

Che cosa è successo con Sarri? “Lui punta sempre sugli stessi. Gli altri devono fare anticamera. C’è una netta distinzione tra titolari e riserve. E’ un suo modo di fare, segue una politica ben precisa ma ovviamente che chi resta fuori alla lunga non può essere contento. La politica di Benitez ha portato al club una Coppa Italia e una Supercoppa. Non credo che la sua strategia fosse sbagliata”.

Qualcosa in più sul rapporto con Sarri non idilliaco… “Lo considero uno dei migliori allenatori in assoluto con i quali ho lavorato, ma la scintilla non è mai scoccata. Per me prima di ogni cosa contano la sincerità e i rapporti umani, le persone devono dirmi le cose in faccia. E’ una mia regola di vita fondamentale e vale sia nel calcio sia nella sfera privata”.

 

Ora testa al Southampton, parentesi napoletana completamente alle spalle? “Napoli resta un’esperienza fondamentale nella mia vita. Non la considero un fallimento, perché quando hai segnato 25 gol nelle mie condizioni sei in pace con la tua coscienza. Sul piano umano Napoli mi ha arricchito. Ho conosciuto una splendida città e mi sono creato rapporti di amicizia che resteranno nel tempo. Ciò che mi ha lasciato il Napoli per me è davvero importante”.

Com’è la realtà Southampton? “Ho trovato un bel gruppo giovane e un allenatore in gamba. Sto cercando ancora casa, penso che questa città rappresenterà una svolta fondamentale nella mia carriera. Il calcio inglese è stupendo, qui la gente va allo stadio per sostenere la propria squadra e non per tifare contro l’avversario. Vedo famiglie, tanti bambini e un clima di festa. A Wembley i nostri tifosi erano in trentamila!”.

I complimenti di José Mourinho? “E’ una persona speciale, ha carisma ed è importante non solo per ciò che ha vinto. Quando un personaggio come lui ti viene incontro, ti stringe la mano e ti dice ‘Sei stato bravissimo, hai segnato due gol da fenomeno’, senti qualcosa di particolare dentro di te..”.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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