La questione filosofica è nota: il calcio è il più inesatto degli sport, perché talvolta vince il peggiore. Ma data l’ineludibile premessa, esiste almeno un parametro oggettivo per stabilire chi sia stato il migliore? Un allievo di Sacchi, massimo teorico del primato del gioco e dello spettacolo, sostiene di sì. Maurizio Viscidi, attuale vicecoordinatore delle Under e braccio destro di Sacchi in Figc negli ultimi 4 anni, ha ideato l’unità di misura e le ha trovato il nome: indice di pericolosità di una squadra. Dalla differenza tra questo e l’indice di rischio difensivo si evince appunto il grado di efficacia della squadra stessa. Per ottenere la più esatta rilevazione possibile, ha dunque selezionato 11 azioni-eventi: calcio di rigore, palla gol, azione promettente, conclusione dall’area grande, conclusione da fuori area, cross con colpo di testa, cross senza colpo di testa, traversone, corner, punizione centrale, punizione laterale. A ciascuno ha assegnato un coefficiente in base all’importanza. La somma algebrica degli eventi, moltiplicata per il singolo coefficiente, esprime il grado di pericolosità di una squadra, mentre la forza difensiva viene calcolata attraverso il grado di pericolosità degli avversari: la differenza tra i due punteggi (grado di pericolosità meno grado di rischio corso) stabilisce il suddetto grado di efficacia.La classifica di A, rielaborata da Sics, sarebbe veritiera per la Juve (differenziale 40,9), ma un po’ meno per la Roma e penalizzerebbe il Napoli (primo per pericolosità offensiva con la media di 74,4 a partita, col picco di 126 punti nel 6-2 al Verona). Altri spunti: il duello più spettacolare è stato Cagliari-Fiorentina 0-4 o meglio 90-103 con 13 chiare occasioni da gol. Resta il fatto che in Italia si vince soprattutto grazie alla difesa. Lo confermano l’esonero dell’offensivista Zeman e la solidità della Juve: 28,2 punti di media concessi a partita e il record degli appena 4 consentiti al Cesena, poco più di un corner.
Fonte: La Repubblica